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domenica 21 marzo 2010

contro i luoghi comuni




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martedì 2 marzo 2010

quel che sembra e quel che è

1.  La percezione degli italiani è di una presenza del 23% di straneri, mentre nel 2009 erano il 6,5% . 
2.  Si sente dire: “Non gli facciamo costruire le moschee, perché al loro Paese non ci fanno costruire le chiese”. In realtà in tutti i paesi islamici tranne l’Arabia Saudita sono presenti molte chiese cattoliche. I cristiani sono un numero molto esiguo, ma è garantito loro un luogo di culto. 
3.  Si sente parlare di “islamizzazione” dell’Italia, ma la maggioranza degli stranieri in Italia è cristiana. 
4.  Si sente dire: “Vengono qua e ci rubano il posto lavorando in nero”. In realtà la maggioranza degli immigrati ha lavori regolari; quasi tutti sono iscritti all’Inps; gli assicurati stranieri sono 2.173.545, pari al 92% di tutta la popolazione straniera regolare censita. E gli stranieri clandestini che lavorano in nero sono stimati percentualmente meno degli italiani che lavorano in nero. 
5.  In realtà gli immigrati fanno lavori che gli italiani non farebbero e contribuiscono al PIL in modo significativo: nel 2007 il contributo degli stranieri è stato del 9,1%. Considerato che la loro presenza nel 2007 era pari al 5,8% della popolazione, il contributo al PIL di uno straniero è mediamente più alto di quello di un italiano. 
6.  Non è vero neppure, come si sente spesso dire, che “quelli che vengono in Italia sono i peggiori”. Al contrario, hanno spesso un’istruzione uguale o superiore alla media agli italiani: uno su dieci ha una laurea, contro la media degli italiani è di uno su dodici. 
7.  Non è vero neppure che “vengono qui e si fanno curare a nostre spese”. Anzi, per la verità pagano le nostre pensioni: più pensionati ci sono, più lavoratori sono necessari perché il sistema non collassi. 
8.  Si sente dire: “Ci rubano le nostre donne”. In realtà l’80% delle coppie miste che ogni anno si sposano in Italia sono formate da un italiano che sposa una donna di origine non italiana.





Ma chi è oggi cittadino italiano? Chi è straniero? Chi non parla bene la lingua italiana? Chi non ha genitori italiani? Chi non ha genitori nati in Italia? Sotto il cielo c'è molta confusione. Penso sia giunto il momento di parlare seriamente di cittadinanza, in particolare dei cosiddettio bambini  "stranieri". Come chiede anche la CEI, è il momento di considerare cittadino italiano almeno ogni bambino che nasce in Italia, a prescindere dal luogo in cui sono nati i suoi genitori.
   




1° marzo 2010 Un giorno senza di noi, Giuseppe Caliceti, 
il manifesto, 2 marzo 2010

lunedì 1 marzo 2010

primo marzo in giallo

noblògin' si scusa per la prolungata assenza: impegnato sul fronte dell'opposizione a questa riforma della scuola ha esercitato le sue dita sui blog degli Stati generali e di Equilibrio precario.

Oggi però ritorna perchè è il primo marzo, giornata di mobilitazione internazionale per i diritti degli immigrati: noblògin' aderisce senza riserve, riportando qui sotto il manifesto contro il razzismo in Italia, che ha già sottoscritto e che invita a sottoscrivere qui



 Manifesto contro il razzismo in Italia



Quando nel 1989 a Villa Literno fu ucciso un giovane sudafricano, Jerry Masslo, più di un milione di persone manifestò contro questo crimine razzista rispondendo all'appello di partiti politici, sindacati e associazioni.
Vent'anni dopo, quando a Rosarno si è verificato una vera e propria cacciata contro gli africani, soltanto alcune centinaia di persone si sono riunite per manifestare il loro sdegno. Gli uomini politici, nel migliore dei casi, sono rimasti muti.
La società civile alla quale sentiamo di appartenere è stata la sconcertata testimone della progressione del razzismo in Italia. Per paura, per vergogna o per disorientamento siamo stati a lungo in silenzio. Ma ci assumiamo adesso tutte le nostre responsabilità per spiegare la gravità della situazione e condividere l'entusiasmo che ci anima nel tentativo di ridare all'Italia un volto fraterno.
Uomini pubblici o semplici cittadini, vogliamo dire in modo chiaro a tutti coloro che sono vittime del razzismo a causa del colore della loro pelle, della loro religione o delle loro origini, che non sono soli. A Jerry Masslo assassinato, ai rom schedati, agli africani di Rosarno perseguitati e a tutte le vittime anonime del razzismo diciamo: siete tutti nostri amici! Per loro, vogliamo semplicemente ma decisamente dire a tutti coloro che hanno intenzioni di aggressione razzista: non toccare il mio amico!
Gli italiani sono "gente normale", a volte razzista, ed è ora che l'Italia guardi in faccia i suoi problemi di razzismo. Il razzismo non è una fatalità collegata meccanicamente alla crisi economica. Il razzismo non è nemmeno un problema riducibile alla questione dell'immigrazione, perché chiudere le frontiere non ha mai portato di per sé alla scomparsa dell'odio per l'Altro. La realtà deve essere considerata per quella che è: vivono ormai in Italia neri, arabi, rom, asiatici, latinoamericani, animisti o musulmani che malgrado siano spesso trattati da stranieri per via di leggi inique, sono italiani di fatto e di cuore.
In sintesi, il problema del razzismo in Italia va al di là del problema dell'immigrazione. E' quindi in termini più ampi che deve ormai essere affrontato.
E su questo piano, al di là dei fatti di sangue, il quadro è cupo. Bisogna essere sordi per non sentire gli insulti razzisti urlati negli stadi contro gli atleti neri. Bisogna essere ciechi per non vedere le discriminazioni di cui sono vittime nella quotidianità gli stranieri e gli italiani di "origine straniera". Nel mondo del lavoro, per affittare una casa o negli uffici amministrativi, devono troppo spesso subire diffidenza e umiliazione.
Questa situazione di ingiustizia è il frutto dell'assenza dello stato, del disfacimento della società civile, e dell'alleanza di fatto tra la Lega al Nord e le mafie al Sud che ha come scopo di strumentalizzare il razzismo per ragioni politiche per gli uni e economiche per gli altri. Ma il ricordo del fascismo e della Shoah ci insegna fin troppo chiaramente a cosa possono portare meccanismi di questo genere: non possiamo quindi restare a guardare senza opporci con tutte le nostre forze.
E' per questo che :
- Non lasceremo assimilare il problema del razzismo alla questione dell'immigrazione, perché è un modo di giustificare tutte le violenze commesse impunemente contro gli stranieri e gli immigrati.
- Denunciamo con decisione le leggi relative all'immigrazione, uniche in Europa per il loro carattere xenofobo, che fanno di persone integrate nella società italiana dei veri paria.
- Richiamiamo tutti i cittadini, le associazioni, i sindacati e gli uomini politici alla vigilanza contro i discorsi razzisti.
- Facciamo appello a tutti i partiti rispettosi dei Diritti dell'Uomo perché respingano per principio ogni alleanza con la Lega Nord e con qualsiasi altra formazione razzista e xenofoba.
-Facciamo appello alla società civile e allo Stato perché lottino contro il razzismo e l'antisemitismo mobilitando l'educazione, il diritto e la cultura.
Il cammino verso una società liberata dal razzismo può sembrare lungo e difficile. Ma è impegnandoci oggi nella battaglia antirazzista che possiamo sperare per domani una società il cui motore sia la costante ricerca della convivenza.